Simm comm a l'ali e na palomma, sule stann astritte riuscimmo a vulà
CULTURA

 

CRONACHE

QUALE CORAGGIO, QUALI FRATELLI?

(Lettera ad Andrea Riccardi prima che sia ministro, prima del convegno di Todi)

Caro Andrea Riccardi, non mi piace il movimento dei movimenti che stai mettendo in piedi, detesto la rotta che vuoi far prendere al mio paese Italia, per questo ti contesto, punto per punto, animata da una sana e felice ribellione. Non sono sola. La maggioranza del popolo italiano non è con te. Anche quelli che non conoscono la tua storia, se ti riconoscessero fra i condottieri del coraggio, fratelli d’Italia, non sarebbero tra le tue fila. Per questo ti contesto pubblicamente, perché gli altri, tutti quegli altri che non erano tra le porte chiuse del forum di Montesanto, possano sapere.
Ecco le tue parole nell’intervista che hai rilasciato il 4 Febbraio 2011 al Corriere della Sera, contestate.
«Mi chiedo se dal mondo cattolico non possa venire qualcosa di intelligente, di politicamente originale. I due poli non sono la soluzione. E il terzo polo, allo stato, è un cartello elettorale. Il cardinale Ruini ha dato credito all’ipotesi di Berlusconi. Ma il sistema bipolare non ha garantito la stabilità. A ben vedere, a modo loro erano più stabili i governi democristiani. Mi chiedo se non sia tempo che il mondo cattolico assuma un’altra posizione, dia il suo contributo di idee nuove in un assetto politico diverso, plurale
Mentre tu ti chiedi cosa possa venire dal mondo cattolico io mi appello agli esseri umani interessati al paese Italia. Non domandatevi perché il governo in maniera inspiegabile, in barba a ogni legge civile o solo di gravità, non cade. La spiegazione c’è ed è che tu Andrea Riccardi, d’accordo con altri, non vuoi. Non adesso. La regia dice che il tempo giusto coincide con la formazione del nuovo governo, quale? Caro Riccardi, anche io sto stretta fra due poli, ma fammi capire, qual’è il tuo piano? Abbattimento del bipolarismo con una buona legge elettorale emessa da un governo di responsabilità nazionale guidato dalla Chiesa che curi preventivamente la malattia della volontà popolare, debelli quella volontà sacra della Costituzione che ha già raccolto le firme per un referendum? Dichiari aperto un governo di transizione non eletto dal popolo e che in barba alla Costituzione durerà più di un governo eletto? E Fini? Futuro e Libertà? Non ci avevi messo la faccia? Non era tua missione convertire Gianfranco Fini ai tuoi nobili valori in difesa di Israele? Alla Chiesa non piace quest’uomo? Troppo laico. O ha contestato in maniera troppo aperta la tua azione diplomatica in Kossovo, il trattato di pace che hai acquisito da una stretta di mano con Milosevic? Fare pace? Fare finta. Troppo chiaro anche per un credente. Cosa ti interessa? L’onestà o la stabilità? Quale pluralità in un forum a porte chiuse? Addirittura preferiresti la Dc? Eppure io ricordo le scenette di beffeggiamento che faceva ogni buon liceale nei confronti dell’allora ministro Iervolino, democristiana; anche io imparai a fare la voce stridula, ma oggi non rimpiango la stabilità della prima repubblica. Cos’è allora questo nostalgico ricordo di stabilità? Nostalgia delle risate di allora? Forse perché la comunità celebrava liturgie e scenette, il tutto a porte chiuse?


« Coraggio fratelli d’Italia”, perché lì c’è gente che ama questo Paese come dovremmo fare tutti.»
Pubblicato a grandi lettere su Famiglia Cristiana, il 10 ottobre 2011 :
Cosa andrai a dire in questo forum di Todi a porte chiuse?
 
Scusa Riccardi, ma quale fratelli? Di quale fratellanza parli, quella massonica? Quale coraggio, quello dei nascosti mandanti dell’assassinio di Moro, quello dei servizi segreti deviati o delle società segrete? Chi lo dice che Corrado Passera ami questo paese più di me? Con queste parole riveli il tuo essere. Profeta fallito, anzi, profeta non lo sei mai stato, come questa seconda repubblica che non è mai esistita. Mi auguro che un’onda umana, quell’umanità felice e non desolata che tu non conosci, ti sommergerà. In eterno.
Parli di un processo che sarà lungo. La tensione morale, la passione per lo Stato e per una società più solidale, l’elaborazione di un sistema di governo più saldo e più vicino ai cittadini non si inventano in un paio di riunioni. Occorre tempo e grandissima competenza.
Ci mancherebbe tu voglia inventare la tensione sociale in un paio di ore. Ma hai ben iniziato, Guarda caso il forum a porte chiuse inizia poco prima e durante la violenza infiltrata con il solo scopo di mettere a tacere le parole della vera pace, non la pace dei trattati con Milosevic. Guarda caso Prodi appare in una trasmissione ad hoc per lanciare il messaggio all’Italia, o solo a chi può capire il suo codice lagnoso. Spero ancora e sempre che l’onda umana della mahakranti ti sommergerà.

 Ma il “soggetto” dove si colloca?
«Mi permetto di dire che se la discussione si limita alla ricerca di un posto dove stare, fuori dai denti a destra o a sinistra o al centro, si commette un errore, non è una cosa molto utile. Un processo funziona solo se il cammino che si intraprende riesce a proporre analisi profonde sulle quali si trova una convergenza. Noi siamo in questa fase. Se invece si vuole discutere di strategie e della ricerca di leader io non ci sto più».
Tu non vuoi un posto all’interno del Parlamento o della parola, espressione pubblica italiana, certo, vuoi stare ovunque a dirigere il sapore, ma sei un prezzemolo inquinato. Noi, la maggioranza, non ti vogliamo.
«A me non piace la dietrologia. Lo stato dell’arte è il seguente: c’è un Paese in crisi, la politica non comunica più con la gente, vince l’antipolitica e dietro l’angolo ci sono sentimenti di ribellismo.  Prendersi cura della “cosa pubblica”, come si diceva una volta, sembra una follia, libertà ormai è diventato sinonimo di licenza. Eppure quasi nessuno si rende conto delle conseguenze drammatiche di tutto ciò. I cattolici, che hanno costruito la democrazia in Italia, insieme ad altri, con grande passione e responsabilità, possono stare a guardare la casa che crolla e le macerie che si accumulano? Io credo di no».
Vince l’antipolitica perché la maggioranza non va a votare o perché passavano in duecentomila per le strade di Roma, in tutta pace? Quella, mio caro Riccardi, non è antipolitica. Con la scusa dell’antipolitica mettete a tacere la verità che spoglia il potere di tutte le sue maschere. Nell’angolo ci sono sentimenti di ribellismo? Vivano sempre i ribelli! O per caso parlavi delle violenze che di lì a poco si sarebbero perpetrate anche a danno dei manifestanti del 15 ottobre a Roma? Sapevi? E ora vuoi fare come il medico che sperimenta le malattie sui topi per poi curarli?

Il 13 Ottobre 2011, hai rilasciato un’intervista a Giovanni Grasso. Parli della "triste époque" degli ultimi dieci anni; che deve fare i conti con un futuro che non è di crescita, ma caratterizzato da tante difficoltà. E allora le sfide che ci attendono sono quelle della difesa della vita, della riscoperta del lavoro e del sacrificio, della solidarietà tra le generazioni, con particolare attenzione ai giovani e alla terza età, vere questioni del presente e del futuro. Rilanciare il Paese significa innanzitutto rilanciarlo in Europa, il che implica un pensiero europeo, che oggi difetta. Come confrontarci con l’Asia, con gli emergenti, con i Brics, se non nel quadro europeo? Altrimenti saremmo una fragile barchetta. Inoltre dovremo affrontare una stagione di sacrifici, dopo un periodo caratterizzato dallo sperpero. E tutto questo implica un pensiero. L’Italia non ha solo bisogno di salvagenti, ma soprattutto di una rotta.
Conosci il futuro, tu, o ben conoscevi la rotta che avrebbe preso la globalizzazione e la moneta europea? Perché allora eri lì a presidiare il cambiamento con la tua mastodontica preghiera della pace a Bruxelles, nel 2000? Perché non rivelasti il nostro futuro allora? Che insana teorizzazione questa della crisi che serve a salvaguardare l’azione della vostra parola preferita, sacrificio. Sacrificio come conseguenza dello sperpero. Ma se il sacrificio è del popolo, lo sperpero di chi è? Perché non ti domandi quanto costa la diplomazia corrotta in nome del dio petrolio? Quanto costa l’egemonia del potere, la pace colonizzatrice? Quanto costa la tua stretta di mano con Bush, con gli spargi sangue dell’Africa e dell’ex Yugoslavia? Siamo tutti delle fragili barchette nel mare dell’universo, e solo se educati sin da piccoli al sentirsi parte dell’armonia con questo universo ogni individuo cresce felice, caro Andrea Riccardi, lascia che sia così. Non un salvagente, un governo di transizione che attenda elezioni libere, ma una rotta, un mondo italiano medievale che se ne sta basso guidato dal campanile che si erge alto? Questo è quello che vuoi? Io no. Noi, la vera maggioranza, non lo vogliamo questo Stato Etico. La rotta non sarai tu a darla. La tua Chiesa non ci salverà. Io contesto codeste tue parole inneggianti l’assolutismo, quelle che hanno già troppo preceduto la dittatura. Azionate la parola emergenza per giustificare una tattica che sta bene solo a voi, continuare questa acerrima legislatura fin tanto che voi siate pronti a prendere lo scettro?! Perché non lasciate la parola a chi ce l’ha già. Il popolo ha una luce con se che conosce la direzione, la rotta da prendere, le bandiere da abbassare per andare avanti liberi e puliti in un mondo nuovo, al posto della speculazione e del denaro finto e senza valore che la Federal Reserve conserva, il popolo e ogni singolo individuo libero conosce un oro che ha da mettere fine alla parola Borsa. Il lavoro non è sacrificio. Questo uomo nuovo che non verrà grazie a un governo nuovo ma a singole e individuali rinascite  è un individuo felice, cresciuto nell’amore  e non nel sacrificio. Quest’uomo che tu dici di conoscere lo hai da sempre disconosciuto, perché l’individuo lo hai disprezzato. Tu non sei un profeta, conosci il futuro allo stesso modo in cui un despota può conoscerlo. Ecco l’emergenza, il futuro da te decantato, facendo appello alla nostra possibilmente ansiogena attenzione.
Ci troviamo in un momento delicato: all’emergenza internazionale ed economica si somma l’emergenza politica nazionale. Vedo che si parla di elezioni nel 2012. La politica ha bisogno di pensieri lunghi, di ricreare innanzitutto cultura politica. Il grande divario è avvenuto tra politica e cultura: le culture politiche si sono spente. Una vera cultura di destra, nel nostro Paese, forse non c’è nemmeno mai stata. Mentre quella di sinistra è in crisi da tempo. Non così la cultura dei cattolici, che in questi anni è stata alimentata e promossa. L’Italia a mio parere è più municipalista che federalista. Non è tanto il Paese delle venti Regioni, quanto quello delle cento città e dei villaggi di campagna. Da qui dovremo ripartire”. Continui, ancora. “Io dico questo: le reti della società sono distrutte o molto danneggiate. Nelle periferie urbane non ci sono più le sezioni di partito, rappresentanze un tempo forti si sono rattrappite, i legami familiari e di amicizia si sono allentati. C’è molta solitudine. Restano solo le parrocchie, con le associazioni e le comunità che accolgono e promuovono. Di fronte a questo spettacolo desolato il mondo dei laici cattolici può rilanciare delle idee forti: famiglia, vita, solidarietà, lavoro, mondo. Mi sembrano cose importanti, più di sapere se ci sarà o meno un nuovo partito, se sarà di centro, di destra o di sinistra. Lasciamo correre la forza disarmata e disarmante delle idee , in un mondo troppo povero di idee e di speranza.
Emergenza. La parola è azione e tu ben lo sai. Uno che si appella all’emergenza crea la crisi che solo un gruppo oligarchico vuole, noi, la maggioranza, non vogliamo. Nei tempi precedenti all’attacco islamo cristiano verso il popolo dei lavoratori, prima dell’11 Settembre, si addestravano gli psicologi della emergenza. Una scienza si è vista accorpata una nuova branca, per l’occasione. Mi chiedo poi quanti psicologi specializzati nell’emergenza abbiano trovato lavoro, uno vero. Caro Riccardi, le culture politiche non sono spente, sono giovani quanto lo sono i giovani del movimento che vuole spazzare via la speculazione dei banchieri e degli stampatori di banconote vuote, non sono spente. Come ti permetti di dare per morta una luce che sta appena crescendo? Come osi assurgere una parte di questa Italia, quella cattolica, a nuova rotta da seguire? Spettacolo desolato. C’è molta solitudine. Restano solo le parrocchie. Come ti permetti?! Ti sei chiesto se questo spettacolo desolato è quello che vivono coraggiosi eco villaggi in tutta Italia, quelli censiti e quelli fuori dal censimento, se è quello che vivono gli accampati che in questi giorni stanno studiando una rotta felice per tutti insieme anche a Paola Cortellesi che forse cattolica non è?Ricordi la genealogia della morale? Caro Riccardi, sei un uomo triste. Nessuno di noi  della reale maggioranza ti vuole seguire. Parli di un Italia municipalista, difatti tu con la tua comunità di S.Egidio avete aperto le vostre presenze non più solo alle quattro mura degli eremi che celebrano liturgie a porte chiuse, ma anche alle parrocchie. Ora fate presenza fra il pubblico, vi mischiate, senza confondervi, col solo scopo di convertire gli altri a voi. Chi siete voi? Una comunità che scrive l’Angelus al papa? Avete per caso scritto anche i discorsi al povero Veltroni? Avete fatto voi di Fini un pentito tornato all’ovile della causa ebraica? C’eri anche tu a godere i favori della spiata sulla casa di Montecarlo? Ti aveva già dato troppo fastidio il pizzino di Fini, (Fare pace? Fare finta) intervenuto alla relazione sull’attività diplomatica di S.Egidio in Serbia, o hai obbedito alla sgradevolezza di questo partito uomo da parte della tua Chiesa? La regia di un Impagliazzo che concede laurea al segretario del papa, di un Marazziti che dichiara noi (chi noi? Voi? Lobby comunitaria?) salvatori dell’Italia spappolata dall’odio dell’antipolitica, un Marazziti che si spinge a paragonare le urla da stadio, il teppismo razzista, all’antipolitica? Se un Marazziti annunciava d’ora in avanti un’azione capillare, dalle parrocchie, un detto municipalismo non dovrebbe conoscere il territorio anche quello di provincia? Quanto meno? Hai imparato, caro Riccardi, che Faicchio non è in provincia di Caserta, ma di Benevento? Caro Riccardi, tanti e tanti anni or sono, noi piccolo gruppo di universitari fummo messi dinanzi a te, ci presentammo, chiedesti i nomi a qualcuno delle fila di avanti, una mia amica ti disse da dove veniva, e tu ti prendesti le chiavi di una casa che neanche sapevi dov’era, Sei di Faicchio? La conosco, è in provincia di Caserta. La mia amica era un membro fidato, tanto da stare avanti a tutti, scesa da quella montagna che forse poi ti sei preso la briga di conoscere, ha dovuto sorbirsi una sfuriata da uno dei piccoli capi di questa gerarchica comunità, per averti corretto. Benevento, non Caserta. Non fai parte della forza disarmata e disarmante delle idee, caro Riccardi, tu di armi ne possiedi abbastanza, e chi inneggia al sacrificio è già di per se povero di idee e di speranza. Lascia la speranza a chi ce l’ha già, e non ha armi né stringe patti tra le mani. La luce per noi tutti c’è di già. Tu non oscurarla.

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© 2010 Francesca Picone