Non
è troppo accanimento, anzi accanitevi, accaniamoci,
ringhiamo e abbaiamo al padrone di nessuno che vuole tenere
al guinzaglio tutti. È nostro preciso dovere accanirsi
contro. La violenza di un sistema corrotto agisce a tutti
i livelli e in tutto il mondo, manipola le menti, massifica
e pietrifica i cuori. Quella di barattare nei palazzi del
potere persino il sesso, è una strada che non ha niente
di umano, è l'ultimo gradino prima dell'abolizione
dell'umanità.
C'era una volta a Napoli una donna, comune e bella, sensibile
e acuta, rossa in viso e bionda nei capelli, felice come fosse
il sole venuto dal nord. Cresciuta e pasciuta a Milano, tra
belle che sospirano fortuna. Forse da brutto anatroccolo ha
girato intorno anche lei al selezionato cerchio delle elette,
nel privilegio di aver visto le tartarughe giganti del Cavaliere,
di avere goduto delle passeggiate lungo tutto l'immenso parco,
nel privilegio della bellezza. Tutta esperienza da raccontare,
o almeno amiche da sentirsela raccontare, le amiche di sempre,
quelle dei viaggi ai safari e nei deserti, quelle con cui
tutte le esperienze si devono provare. Feste, cene, privilegio,
potere, finzione, la vita ridotta a un Risiko, è questa
l'emancipazione femminile???? Mbà. Forse era stufa
e se ne scese fra i derelitti, al Sud. Era sveglia, così
pareva, così credeva, o era solo un'altra esperienza
cartolina? Chissà, un poco o tanto pure sarà
stato vero, che a Napoli ha trovato quel sole che la rende
bionda, ha dimenticato il potere e ha scoperto di non essere
nera, ma un'aquila bianca. Però quando si vide volare
allo specchio non si piacque; pericolosa. Sputò e schivò
ogni presenza sospetta, vide per un momento lo spettro della
insipida solitudine, finché non tornò a Milano,
convinta che solo lì possa trovarsi. La comodità.
Così, rivolta a quell'aquila bianca disse, un giorno
ci rivedremo. A malincuore fuggì da quella vita che
volava troppo, che non voleva soffrire redini, rigettò
in se stessa quella che a Napoli era una femmina pericolosa,
ma in futuro, chissà, un giorno. Un giorno ci rivedremo.
Era il 2004. Chissà che sarà un giorno.
Eccolo qua, un giorno, per il calendario gregoriano, 17 Gennaio
2011. Rivolte ovunque, ma in Italia il popolo è domato;
impazza l'oppressore. Eccolo qua, un fiume non navigato. Eccolo
qua oggi, lo stesso di ieri, solo, con il ciarpame salito
a galla, e quell'aquila bianca a domandarsi dov'è finita
la sua anima; lei sola sapeva dov'era il sole.
Eccolo, un giorno. Tutto quello che era ieri, è salito
a galla com'era, oggi. Brutture e puzze, ma anche sane rivolte,
di popolo. Altrove, la compravendita di sesso e potere si
pone sulla via modello delle aspiranti donne di successo,
emancipate, al nord. Perché poi, è questa l'emancipazione????
NO! Questo è calare le braghe, tutto il contrario della
rivoluzione! Qualcuno scenderà nel fiume senza rimandare
a un ponte la distanza tra l'oggi e il domani. E l'emancipazione
ce la torneranno a raccontare le nostre nonne. I bambini sapranno
mostrarci tutti gli angoli rimasti belli, nascosti al sistema
antiumanità, dove il sole splende per tutti.