Raduno
a piazza S. Marco. Siamo noi in anticipo o non c'è flotta,
non si vede neanche piazza S. Marco; questa, così grande
da non cercare nessuno è piazza Venezia, ma piazza S. Marco
non era a Venezia? Sono cinica e disinteressata anche della speranza
di trovare il raduno. Invece eccola qui piazza S.Marco, di fianco
a piazza Venezia, nascosta dietro l'altare della patria, come
una cripta. Nessuna flotta. I vestiti sono sparsi su una grande
aiuola in mezzo a una rotatoria. Le macchine, le autoambulanze,
i vigili e gli autobus ci girano intorno, tanti in una strada
larga, eppure l'aiuola lì in mezzo che dovrebbe fare da
innotabile sfondo, oggi sembra esserci con più evidenza
del resto, e del solito. Vestiti colorati seduti sulle panchine,
sull'erba o in piedi sotto un albero; mi sembra la solita adunata
scoutistica, ma non ci sono foulard a forma di cravatta slacciata,
ci sono donne e giovani di tutti i colori, nero e un po' bianco
di capelli rasta, bianco grigio della donna di età, bella,
il rosso delle facce dipinte col pennarello, il bianco e il rosa
delle ali portate dietro la schiena al posto dello zainetto, il
giallo, il verde, sono così tanti a vestire comodo, di
stoffe, anche il marrone qui è bello, sulle tonache di
un gruppo di monaci, e monache. Indiani? Chissà cosa portano
da lì, che aria di casa che hanno eppure sembrano appena
arrivati. Mi allontano e giro intorno alle frasche poderose degli
alberi, sembra che sto giocando a nascondino come Adamo ed Eva,
invece no, sto girando intorno, e scopro che ho fame. Mangio un
panino, vado e vengo, ma oggi a nessuno può disturbare
la mia irrequietezza. Sono tutti davvero calmi.
Un gruppo di vestiti comodi e colorati è seduto a terra,
in semicerchio, ripetono e imparano dei canti. Sento la voce che
viene dal palco, ma non lo vedo il cantore, perché sono
dietro l'albero. Che voce da cherichetto, mi dico. Finito di mangiare
mi sposto, e vedo le tuniche marroni che erano sulla panchina,
ora lì su quel piccolo palco e di fianco a loro c'è
lo striscione "passi di pace". Finiti i canti cominciano
le istruzioni. In here and in how, una voce decisa mi chiama
al presente e mi fermo ad ascoltare, a prendere tutte le istruzioni.
La traduzione appartiene alla stessa voce del cantore, che ora
vedo. E' alto, biondo, con la lingua di qui ma con le ali di un
altro paese, fa la voce alta per farsi sentire, come se non avesse
il microfono. Le parole inglesi sono chiare e sicure, ma la traduzione
italiana è sofferta, mansueta. Mi soffermo sul giovane
per scovare le fragilità umane della timida che sono anche
io, penso che non vorrei essere al suo posto. Ma nella sua timidezza
lui è calmo. E traduce, mentre sente le parole del maestro.
Eh già, il suo maestro con le parole di un'altra lingua;
quanta forza che dà quest'uomo piccolo. E allora mi volto.
Un piccolo vecchio uomo con la tonaca parla inglese con una voce
bassa ma chiara, è sicuro che tutti lo sentono anche se
la rotonda si sta trasformando in un largo raggio di ascolto,
ed è così. A volte il suo sorriso sembra risuonare
da noi qui. E' lui il fondatore del movimento spirituale che rischia
di scalzare il popolo fedele al Vaticano? Seppure non fosse lui,
sarebbe uguale la forza di quello che dice. Eppure non fa che
suggerire, con voce non tirata al pubblico, inviata, ma chiara.
"Siamo venuti qui da
.(non mi ricordo più, nomi
francesi, forse) per farci una passeggiata con voi". Sembra
poco e facile. È un maestro che non disturba il tuo progresso
millantando le sue proprie difficoltà infinite nel raggiungere
l'attuale stato. Lui la fa chiara.
Sono qui perché sono convinti che 500 persone tutte assieme
possono raggiungere più facilmente il risultato di esserci
presenti con i piedi ben collegati al suolo e sentire la vita,
il respiro, gioire nel presente, per andare al di là di
ogni negatività. Sono convinti che Roma ne gioverà,
di questa passeggiata. E si vede che sono contenti per Roma e
per l'Universo intero, solo perché tanta gente qui mostra
questa calma e fervida concentrazione. Alcune suore sorridono
soddisfatte mentre ci guardano. Come vedere un pulcino sbattere
le ali per la prima volta, aiutato dalle aquile che sanno volare
in alto. "Qualcuno tra di voi è già capace
di camminare ed essere nel presente al 100%, ma non lo sa".
Sarà da come mi sento carezzata di sorrisi, ma io mi metto
tra quelli. E mi metto ad ascoltare per re imparare tutto.
Respirare: lezione. "Inspirando, fate entrare il futuro senza
paure ansie o timore. Espirando, lasciate andare il passato, senza
pentimenti o rancori. Con i piedi sentite la libertà di
appartenere all'Universo. E' libero dal passato e dal futuro,
chi è nel momento presente al 100% if you enjoy the
present, non hai più bisogno di una casa". No?
Davvero! Lo ascolto senza sforzo io che sono un poco sorda, al
momento senza una vera casa dove tornare, e sono in un raggio
di fianco quasi dietro al palco, lo ascolto e lo capisco. Mi spiega
il valore delle mie esperienze, delle volte che i piedi mi hanno
detto, sei libera. "Mettete il vostro brain, cervello,
giù ai vostri piedi. Vi chiedo un favore, di sentire tutti,
mentre camminate, la terra con i piedi". Difficile con le
scarpe, ma si può fare. Dopo tutte le indicazioni, segnate
in cuore, partiamo. "Godete del vostro presente, in here
and in now". Ora siamo circondati da una rete di fotografi
e da grappoli di occhi sgomenti. Stiamo invadendo la grande strada
in un silenzio assoluto. E con questo comincio a godere il momento
presente. Andiamo pianissimo. Ma non è solo perché
siamo in partenza; questo è il passo. Tocco la terra con
tutto il tallone. L'asfalto. Oltrepasso l'asfalto e sono con l'Universo.
Abbracciata dalla gioia di un amore libero. Mi sento in diritto
di passare. Passo. E sulla curva vedo quanti ne siamo, davanti
c'è la polizia, come alle manifestazioni, ma qui mi sembra
ridicola, quel carro dai colori così fitti mentre qui tutto
è tenue, ma di un tono più forte. Mi immagino che
stiamo facendo il funerale alla polizia, tanto andiamo piano dietro
di lei.
Due passi per inspirare, due per espirare, il ritmo va d'accordo
con il mio respiro. Una signora vuole sapere che è successo,
perché andiamo tutti così piano e siamo così
zitti; era convinta pure lei di un funerale, invece un'altra signora
con la stessa età ma con un'altra storia, le ha fatto vedere
il libricino di presentazione e lei se n'è andata schifata
e delusa, per la pace!, dice. Tutto questo silenzio per una cosa
impossibile. Secondo la signora deve essere più possibile
la morte. Ma non importa, un sorriso mi viene da dentro ai piedi
e mi tiene su, perché nel frattempo mi sento come una bambina
che impara a fare i primi passi, un po' barcollo, ma mi ci diverto.
La testa è un palloncino ma i piedi sono felici di sentire
la terra. Quando stiamo entrando a Piazza Navona rallentando ci
fermiamo. Succede anche alle manifestazioni. In genere le file
mi fanno innervosire. Ma qui invece di finire sotto i lacrimogeni,
passiamo tutti con grande diritto, anche di fianco gli sgomenti,
fino a che l'ingresso in piazza Navona di questa fiumana, questo
esercito di respiri che entra attraverso il vicolo trasuda vittoria;
tanto che alzo le braccia. Questo è. Ci sediamo in terra,
con una calma e una forza che ora mi ricorda il
pianeta verde; eppure qui siamo seduti sull'asfalto. Non c'è
comizio tanto che nessuno è alzato, sono tutti seduti in
terra. Ma non è un seat in dove in genere non si
attende nulla. Il silenzio ora è attesa, benestare. Mai
sentito un silenzio così vitale. Ascoltiamo e tutti siamo
in posizione di ascolto dell'Universo Armonioso, vedo con un occhio
interno l'omino coi baffi e scuro in volto che mi ha generato,
la sua buona presenza è tutto intorno, gioisce con me?
Le parole che arrivano dal piccolo palco sono istruzioni da visualizzare
come "invitate vostro padre a gioire con voi", ma non
incastrano nel voler condurre, e a volte sono precedute dall'esperienza.
La campana ha un suono che si prolunga, ma giusto il primo mi
ha voluto svegliare di colpo. O riaddormentare. Un piccolo monaco
alzato suona una grossa campana, le mie orecchie come calamite
si alzano verso il suo suono. Mi dicono che è lui Thich
Nhat Hanh. Intorno a me la calma è coloratissima. Una giovane
donna si risveglia stiracchiando le braccia e carezzando l'aria
come fosse l'alba. La guardo e penso, che bella. Lei sorride,
lo sa. Quanta fortuna umana ho vicino. La vita è così,
non sai mai se dormi o sei desta. |