Sto
lavorando a un CD e a un libro sulla musica, la storia e le storie
dei Castelli Romani. Faccio scorrere i file audio ricavati dai
nastri di trenta o quaranta anni fa. Un'operaio di un cantiere
edile occupato che per spiegarmi che cos'è il "sorecchio"
con cui andavano a mietere sulle terre incolte dice, "è
la falce, come quella che c'è sull'emblema della bandiera
rossa". Le donne dell'Udi, l'8 Marzo '70, che cantano "noi
siamo quella parte cosciente del popolo che lotta e lavora".
La festa dell'Unità di Albano, nel 1975, l'italiano solenne
degli inni proletari: "Ci hanno promesso un dimane la diman
s'aspetta ancor". Tiberio Ducci nel 1976 che racconta le
storie dell'insurrezione per il pane del 1898. Renato Trinca in
un'osteria di Rocca di Papa nel 1969, uno stornello: "Vita
da cani perché noi siamo tutti disoccupati". Silvano
Spinetti detto Cicala, con l'orchestrina (il violinista aveva
imparato a suonare al confino a Ventotene): "Uuno, non lo
può saper nessuno, manco Andreotti col curato può
saper per chi ha votato e se mai si pentirà...". E
suo padre Dandolo, che veniva a Roma a portare il vino e che nel
1910 aveva composto in carcere i "comandamenti del socialismo":"Uno,
evviva Giordano Bruno che diceva la verità...". E
cantava la canzone dei partigiani dei Castelli: "Or che liberata
è Roma il mondo intero insorgerà...".
Già, i partigiani. Apro il giornale e vengo a sapere che
nei programmi dei licei la Resistenza non è nemmeno nominata.
A risentire queste voci, sembra di parlare dei Templari, persone
e passioni che sono esistite negli abissi della storia ma che
non ci riguardano più. Eppure è passato così
poco tempo, eppure queste sono persone che ho incontrato e ascoltato
non secoli fa. "E' implicita", spiegano i funzionari
della Gelmini - proprio come i Templari. Magari hanno ragione:
anche nel programma del Partito Democratico si erano dimenticati
di nominarla, la Resistenza, e gli abbiamo dovuto tirare la manica
perché almeno a parole ce la rimettessero.
Alla parte cosciente del popolo che lotta e lavora, la Resistenza
aveva fatto sperare in un domani - un domani da condividere insieme,
non uno per uno in concorrenza con tutti. "La storia, non
lo vedi, marcia verso la libertà", cantava "Cicala".
Ma Roma è stata liberata e il mondo intero non è
risorto, nessuno lavora con il sorecchio, e lasciamo perdere la
bandiera rossa. E quanto alla storia, ci hanno perfino detto che
era finita.
Per questo, insistere sulla Resistenza oggi non è questione
di nostalgie, nè di combattere sulla carta le battaglie
armate di settant'anni fa. E' questione ci capire dove possiamo
andarla a cercare oggi, quella speranza, quel domani, quella storia,
e con quali strumenti e con quali simboli. Resistenza non significava
passato, significava futuro (sono al futuro i verbi di quasi tutti
gli inni popolari e di tante canzoni partigiane); ma è
proprio il futuro quello di cui oggi sentiamo la mancanza. Arroganza
del potere e rassegnazione dell'opposizione convergono: cancellare
o dimenticare la Resistenza significa affermare o accettare che
il mondo non cambierà mai, che il potere starà sempre
nelle stesse mani, che noi non possiamo fare altro che adattarci
e rassegnarci a tirare avanti, ciascuno come può. E aggiungerei:
per vivere così, non c'è bisogno di conoscenza.
Possiamo far sparire la geografia dalle scuole, ridimensionare
la letteratura nelle università, immiserire la storia,
impoverire la lingua. E saremo sudditi disponibili e muti, senza
visioni di altri mondi, altri luoghi, altri tempi.
Pure, la storia non è solo quella che sta scritta sui libri
e che impongono i programmi ministeriali e che si ricordano i
programmi dei partiti. Anche i Castelli sono cambiati, nei pochi
decenni da quelle ricerche (mi ricordo dieci anni fa il figlio
di un ucciso alle Fosse Ardeatine che si diceva comunista ma votava
Berlsconi perché diceva che fa gli interessi della sua
piccola azienda). Però: non sarà la stessa cosa,
ma comunque in queste disastrose elezioni regionali la Emma Bonino
a Genzano ha preso il 61,9% e persino i rottami della sinistra
fra loro hanno racimolato più dell'8%. Forse da qualche
parte, un po' afona e un po' vergognosa, un poco di resistenza
con la minuscola si annida ancora. |