Remo
Guerra (Valerio mastrandrea), Maurizio (Giorgio Tirabassi) Roberto
Salvo, il Rozzo, sono La banda delle case, cosiddetta, o solo
tre pezzi fuggiti all'ingranaggio, sopra quella falsa, erronea
concezione della vita, che tuttavia impera. Rapinatori nelle ville
vip, si imbattono in tristezze, separazioni, nella squallida miseria
umana di questi scalatori di soldi.
I tre non lavorano come matti e non pensano che la moralità
sia tutta qui, guardano la loro gente ancora incastrata in una
voluta sottomissione (ma non si ferma mai? Il nonno continua a
battere il martello con costanza come fosse aggrapparsi al respiro
metallico; non lo lascia mai, il suo martello) e cercano di esserne
fuori.
Una scena per tutte, la banda delle case ha trascorso l'apice
della fama e va verso l'inoltrasi della sua decadenza: una grande
villa da rapinare, forse lo sanno tutti e tre che è l'ultima.
Sono stanchi di queste case e della vita triste dei loro abitanti,
del loro specchio da leggere deformato e inquadrato nelle pagine
dei quotidiani. Una grande villa. "Come facciamo a tenerla
sotto controllo? Non sappiamo neanche quante persone ci sono dentro".
Nella grande villa c'è un cardinale, un uomo di governo,
un seminarista, un funzionario di partito, la figlia dell'uomo
di governo, c'è l'estabilishement.
In fila, nei quadri, le facce dei presidenti di consiglio: seduti
e spalle al muro come i rapinati, o gli arrestati, o il plotone.
L'uomo di governo dice, che fate, andate nelle case (che poi non
sono case, ma fortini pieni del denaro rubato al popolo, o al
corpo elettorale) rubate il denaro frutto del nostro lavoro, Il
cardinale dice, siamo tutti fratelli . Remo, alto davanti al cardinale
seduto, nel levargli l'oro dal petto riprende quello che è
suo, e non serve conoscere la storia di Robin Hood per sentire
il peso che ha quella risposta nello strappo fatto, in silenzio;
l'uomo di governo apre la cassaforte deresponsabilizzandosi per
quel denaro non suo, sono soldi del partito, dice. In casa sua,
nella cassaforte familiare. L'uomo di governo non ci sta proprio
a perdere il denaro e la faccia, solo, davanti a uno di loro,
Maurizio, al momento piuttosto imbranato, o indifeso, offrirà
un lavoro: Voi lo fate perché non c'è lavoro. Noi
politici lavoriamo anche per giovani come voi; posso trovartelo
io il lavoro. Ma l'amico non ci sta neanche a rispondere. Anche
lui, il silenzio. La rivoltella della sua pistola, tuttavia, srotola
le pallottole sul pavimento. Il seminarista scatta d'orgoglio
e ne prende una. Resiste allo strappo, è abituato a competere
e lo fa anche qui. I capi potrebbero riprendere il comando, approfittare
del momento, ma non sono grandi capi; sanno solo stare alla parte,
così rimangono in piedi e prigionieri anche senz'arma puntata
contro.Il funzionario di partito incrementa la tensione che il
silenzio voleva smorzare, vincere, e dice, un lavoro, vai a timbrare
il cartellino la mattina e a fine mese ti prendi i soldi, non
devi fare niente. Il cardinale incalza, se lui ti dice che ti
offre un lavoro, ti offre un lavoro vero. Maurizio deve essere
davvero incazzato, e non potendo colludersi nella battaglia con
questi "veri ladri di merda()" con questi "sovvertitori
del vero ordine cosmico"(), tutto il silenzio violentato
dalla pistola ricaricata gli sale alle mani e il braccio taglia
l'aria a metà; finitela! - Urla.
C'è una rete, lì nell'alta società, dove
ci si aggrappa a una finta vita, venuta fuori dalla manipolazione
che il denaro ha fatto, della verità. Il manifesto elettorale
di un politico arrivato, per la figlia che segue le orme del padre
vale più di un pupazzo, che magari non ha mai avuto. Visto
fuori dalla rete, visto dagli occhi della banda delle case, quel
manifesto elettorale è corpo del reato.
Remo era nelle forze armate, poliziotto (qui non sai chi è
per davvero a riportare l'ordine, lui con la sua banda, o i vip).
Il SiSde lo sa. Lo ha seguito e pedinato perché lo ha visto
accanto a un presunto terrorista, Roberto, il suo amico, è
stato preso per uno dei rapinatori di Moro. Gli agenti convinti
che il bar di Remo sia una grande copertura, talmente insistenti
nel seguirlo (eppure non conoscono un minimo dei bassifondi della
sua vita) che alla fine è stato lui a volerli incontrare.
Avete fatto un castello intorno, ma dentro non c'è niente.
In questa rete, tutti i valori o cose come il lavoro, il piacere,
la sicurezza, sono sovvertiti e allontanati dal loro senso originario.
Così, i convertitori di questa alta società, vogliono
dare una liberazione materiale a quelli fuori la rete senza poter
dare quella spirituale e non possono farlo perché sono
in gabbia, essi stessi, nelle loro costumistiche frasi che, per
fortuna, su questi giovani non fanno effetto, almeno non duraturo.
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