Simm comm a l'ali e na palomma, sule stann astritte riuscimmo a vulà
CULTURA


L'odore della notte

di Claudio Caligari

COLTURA
Remo Guerra (Valerio mastrandrea), Maurizio (Giorgio Tirabassi) Roberto Salvo, il Rozzo, sono La banda delle case, cosiddetta, o solo tre pezzi fuggiti all'ingranaggio, sopra quella falsa, erronea concezione della vita, che tuttavia impera. Rapinatori nelle ville vip, si imbattono in tristezze, separazioni, nella squallida miseria umana di questi scalatori di soldi.
I tre non lavorano come matti e non pensano che la moralità sia tutta qui, guardano la loro gente ancora incastrata in una voluta sottomissione (ma non si ferma mai? Il nonno continua a battere il martello con costanza come fosse aggrapparsi al respiro metallico; non lo lascia mai, il suo martello) e cercano di esserne fuori.
Una scena per tutte, la banda delle case ha trascorso l'apice della fama e va verso l'inoltrasi della sua decadenza: una grande villa da rapinare, forse lo sanno tutti e tre che è l'ultima. Sono stanchi di queste case e della vita triste dei loro abitanti, del loro specchio da leggere deformato e inquadrato nelle pagine dei quotidiani. Una grande villa. "Come facciamo a tenerla sotto controllo? Non sappiamo neanche quante persone ci sono dentro". Nella grande villa c'è un cardinale, un uomo di governo, un seminarista, un funzionario di partito, la figlia dell'uomo di governo, c'è l'estabilishement.
In fila, nei quadri, le facce dei presidenti di consiglio: seduti e spalle al muro come i rapinati, o gli arrestati, o il plotone.
L'uomo di governo dice, che fate, andate nelle case (che poi non sono case, ma fortini pieni del denaro rubato al popolo, o al corpo elettorale) rubate il denaro frutto del nostro lavoro, Il cardinale dice, siamo tutti fratelli . Remo, alto davanti al cardinale seduto, nel levargli l'oro dal petto riprende quello che è suo, e non serve conoscere la storia di Robin Hood per sentire il peso che ha quella risposta nello strappo fatto, in silenzio; l'uomo di governo apre la cassaforte deresponsabilizzandosi per quel denaro non suo, sono soldi del partito, dice. In casa sua, nella cassaforte familiare. L'uomo di governo non ci sta proprio a perdere il denaro e la faccia, solo, davanti a uno di loro, Maurizio, al momento piuttosto imbranato, o indifeso, offrirà un lavoro: Voi lo fate perché non c'è lavoro. Noi politici lavoriamo anche per giovani come voi; posso trovartelo io il lavoro. Ma l'amico non ci sta neanche a rispondere. Anche lui, il silenzio. La rivoltella della sua pistola, tuttavia, srotola le pallottole sul pavimento. Il seminarista scatta d'orgoglio e ne prende una. Resiste allo strappo, è abituato a competere e lo fa anche qui. I capi potrebbero riprendere il comando, approfittare del momento, ma non sono grandi capi; sanno solo stare alla parte, così rimangono in piedi e prigionieri anche senz'arma puntata contro.Il funzionario di partito incrementa la tensione che il silenzio voleva smorzare, vincere, e dice, un lavoro, vai a timbrare il cartellino la mattina e a fine mese ti prendi i soldi, non devi fare niente. Il cardinale incalza, se lui ti dice che ti offre un lavoro, ti offre un lavoro vero. Maurizio deve essere davvero incazzato, e non potendo colludersi nella battaglia con questi "veri ladri di merda()" con questi "sovvertitori del vero ordine cosmico"(), tutto il silenzio violentato dalla pistola ricaricata gli sale alle mani e il braccio taglia l'aria a metà; finitela! - Urla.
C'è una rete, lì nell'alta società, dove ci si aggrappa a una finta vita, venuta fuori dalla manipolazione che il denaro ha fatto, della verità. Il manifesto elettorale di un politico arrivato, per la figlia che segue le orme del padre vale più di un pupazzo, che magari non ha mai avuto. Visto fuori dalla rete, visto dagli occhi della banda delle case, quel manifesto elettorale è corpo del reato.
Remo era nelle forze armate, poliziotto (qui non sai chi è per davvero a riportare l'ordine, lui con la sua banda, o i vip). Il SiSde lo sa. Lo ha seguito e pedinato perché lo ha visto accanto a un presunto terrorista, Roberto, il suo amico, è stato preso per uno dei rapinatori di Moro. Gli agenti convinti che il bar di Remo sia una grande copertura, talmente insistenti nel seguirlo (eppure non conoscono un minimo dei bassifondi della sua vita) che alla fine è stato lui a volerli incontrare. Avete fatto un castello intorno, ma dentro non c'è niente.
In questa rete, tutti i valori o cose come il lavoro, il piacere, la sicurezza, sono sovvertiti e allontanati dal loro senso originario. Così, i convertitori di questa alta società, vogliono dare una liberazione materiale a quelli fuori la rete senza poter dare quella spirituale e non possono farlo perché sono in gabbia, essi stessi, nelle loro costumistiche frasi che, per fortuna, su questi giovani non fanno effetto, almeno non duraturo.

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Crediti e Contatti
© 2010 Francesca Picone