DAL
CAPITOLO I: INVITO ALL'AVVENTURA
Centrotrentacinque
anni orsono, Il Governo degli Stati Uniti fece pressione su
capo Seatthl (Seattle) e la sua tribù di nativi americani
allo scopo di acqquistare i territori del Puget Sound, dove
loro vivevano e cacciavano: due milioni di acri e uno stile
di vita in cambio di 150.000 dollari e di una "riserva"
entro la quale il Governo degli Stati Uniti si impegnava a mantenere
la tribù. Capo Seattle rispose con un discorso che dipinge
con graffiante efficacia la società urbana degli Stati
Uniti nel 1850 e delineava un pauroso ritratto del nostro paese
e del resto del mondo come lo vediamo oggi nel 1980. La sua
risposta costituisce una delle più alte espressioni di
consapevolezza ambientale mai fatte da un uomo.
(All'incirca
due anni orsono, qualcuno mi diede una fotocopia del discorso
di capo Seattle. Era molto tempo che ne sentivo parlare e mi
era capitato di leggerne qua e là dei frammenti. Nel
febbraio del 1989, trovai la storia e qualche brano di quel
discorso nel libro sul Capo Seattle di Eva Greenslit Anderson
e il marzo successivo mi recai alla Biblioteca Bancroft, nella
Stanford University, per cercare una versione curata e sicuramente
autentica del discorso. Ne trovai ben quattro, di cui una del
diciannovesimo secolo, a opera del dott. Henry Smith, lo stesso
che aveva eseguito la traduzione simultanea del discorso di
capo Seattle, mentre le altre tre erano state compilate nel
ventesimo secolo. Tutte e quattro contenevano delle sentenze
identiche, ma non ce n'erano due uguali fra loro e alcune contenevano
delle affermazioni che sembravano contraddire la tematica fondamentale
del discorso. Mentre piuttosto perplesso mi domandavo quale
avrei dovuto usare, in fondo alla versione del Dott. Smith mi
imbattei in queste parole conclusive: "Quanto sopra riportato
non è che un frammento del discorso di Capo Seattle,
privo di tutta la poesia e l'ardore che l'anziano oratore aveva
infuso nelle sue parole". Di conseguenza, la stesura che
ho adottato in questo libro, è una mia compilazione,
ricavata da materiale già esistente, nel modo che meglio
illustra e sostiene l'insegnamento di Babaji)
"Il
Grande Capo ci manda a dire che desidera comprare la nostra
terra. Il Grande Capo ci manda anche parole di amicizia e di
buona volontà, e questo è gentile da parte sua,
visto che ha ben poco bisogno della nostra amicizia. Prenderemo
in considerazione la proposta perché sappiamo che, se
non vendiamo la terra, l'uomo bianco potrebbe prendersela con
il fucile. Come si possono comprare o vendere il cielo e il
calore della terra? Per noi è un'idea strana. Se non
possediamo la freschezza dell'aria e lo scintillio dell'acqua,
come possiamo acquistarli?
I morti dell'uomo bianco dimenticano la terra dove sono nati
quando vanno a camminare fra le stelle. I nostri morti non dimenticano
mai questa magnifica terra, perché essa è parte
dell'uomo rosso. Noi siamo parte della terra ed essa è
parte di noi. I fiori profumati sono le nostre sorelle; il cervo,
il cavallo, la grande aquila...questi sono i nostri fratelli.
Le creste rocciose, gli umori dei prati, il calore dei pony
e l'uomo... appartengono tutti alla stessa famiglia.
Così quando il Grande Capo a Washington manda a dire
che vuole comprare la nostra terra, chiede molto. Il Grande
Capo manda a dire anche che ci farà riservare un posto
dove potremo vivere comodamente fra di noi. Egli sarà
nostro padre e noi i suoi figli. Prenderemo in considerazione
la vostra offerta. Ma non sarà facile, perché
questa terra ci è sacra. Qui e ora faccio di questa la
prima condizione... che non ci venga negato il privilegio di
recarci a visitare, indisturbati, le tombe degli antenati, degli
amici e dei figli.
L'acqua scintillante che scorre nei fiumi e nei torrenti non
è semplice acqua, ma il sangue dei nostri antenati. Se
vi vendiamo la terra, dovete ricordare che è sacra, dovete
insegnare ai vostri figli che è sacra e che ogni pallido
riflesso nell'acqua limpida dei suoi laghi racconta degli eventi
e le memoria della vita della mia gente. Il mormorio dell'acqua
è la voce del padre di mio padre.
I fiumi sono nostri fratelli; essi spengono la nostra sete.
I fiumi trasportano le nostre canoe e nutrono i nostri bambini.
Se vi vendiamo la nostra terra, dovete ricordare e insegnare
ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli... e vostri;
dovete quindi trattare i fiumi con la gentilezza che avreste
per un fratello.
L'uomo rosso è sempre fuggito davanti all'uomo bianco,
come la mutevole bruma dei monti fugge davanti al bagliore del
sole. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe
sono suolo consacrato e allo stesso modo ci sono sacri queste
colline, questi alberi, questa porzione di terra. Noi sappiamo
che l'uomo bianco non capisce il nostro modo di sentire. Per
lui un pezzo di terra è uguale all'altro, perché
egli è uno straniero che viene nella notte e prende della
terra quello di cui ha bisogno. La terra non è suo fratello,
ma il suo nemico e, dopo averla conquistata, la abbandona.
L'uomo bianco lascia dietro di sè le tombe dei suoi padri
e non se ne cura. Ruba la terra ai suoi figli e non se ne cura.
La tomba del padre e il diritto di nascita del figlio vengono
dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello,
il cielo, alla stregua di cose da comprare, saccheggiare, vendere,
come pecore e perline luccicanti. La sua fame divora la terra
e la rende un deserto. Io non so. Il nostro modo di sentire
è diverso dal vostro. La vista delle vostre città
ferisce gli occhi dell'uomo rosso. Ma, forse, l'uomo rosso è
un selvaggio e non capisce.
Nelle città dell'uomo bianco non c'è un posto
tranquillo dove ascoltare le foglie che si schiudono in primavera
o il frinire delle ali di un insetto.
Ma, forse, è perchè sono un selvaggio e non capisco.
Il frastuono delle vostre città ferisce le nostre orecchie.
Cosa rimane della vita di un uomo se non può ascoltare
il richiamo solitario del succiacapre o le discussioni notturne
delle rane attorno a uno stagno? Io sono un uomo rosso e non
capisco.
Gli indiani preferiscono il soffice respiro del vento sulla
superficie dello stagno e l'odore di quel vento, lavato dalla
pioggia di mezzogiorno o profumato della resina dei pini.
Per l'uomo rosso l'aria è preziosa, perché tutte
le cose dividono il medesimo respiro; l'animale, l'albero, l'uomo...
dividono tutti lo stesso respiro. L'uomo bianco non sembra fare
caso all'aria che respira. Come l'uomo che agonizza, non si
accorge del proprio fetore.
Ma se vi vendiamo la nostra terra dovete ricordare che per noi
l'aria è preziosa, che lo spirito dell'aria è
lo stesso della vita che essa sostiene. Il vento che ha dato
a mio nonno il primo respiro ha raccolto anche il suo ultimo
sospiro.
E se vi vendiamo la nostra terra dovete mantenerla separata
e sacra, un posto dove perfino l'uomo bianco possa assaporare
la brezza addolcita dalla fragranza dei fiori.
Prenderemo in considerazione la vostra proposta di acquistare
la nostra terra. Se decideremo di accettarla, io porrò
un'altra condizione: l'uomo bianco deve trattare gli animali
di questa terra come fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco
nessun altro modo di vivere. Ho visto i bufali marcire a migliaia
nelle praterie, uccisi dall'uomo bianco che passava sul treno.
Io sono un selvaggio e non capisco come il cavallo di ferro
fumante possa essere più importante del bufalo che noi
uccidiamo solo per sopravvivere.
Cos'è l'uomo senza gli animali? Se tutti gli animali
sparissero l'uomo mirirebbe di una grande solitudine dello spirito.
Perché tutto quello che accade agli animali presto accade
all'uomo. Tutte le cose sono collegate.
Dovete insegnare ai vostri bambini che il terreno sul quale
camminano è fumante delle ceneri dei vostri nonni. Affinché
rispettino la terra, dite loro che è ricca delle vite
della vostra gente. Insegnate ai vostri bambini quello che noi
abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre.
Quel avviene alla terra, avviene ai figli della terra. Se gli
uomini sputano sulla terra, sputano su loro stessi.
Questo noi sappiamo: non è la terra che appartiene all'uomo,
ma l'uomo alla terra. Questo sappiamo.
Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce i membri
di una stessa famiglia. Tutte le cose sono collegate. Quel che
avviene alla terra, avviene ai figli della terra. L'uomo non
tesse la trama della vita, ne è semplicemente uno dei
fili. Qualsiasi cosa fa alla tela, la fa a sè stesso.
Ma noi prenderemo in considerazione l'offerta di andare nella
riserva che avete pronta per la mia gente. Vivremo separati
e in pace. Ha poca importanza dove trascorreremo i giorni che
restano: non sono molti. I nostri figli hanno visto i loro padri
umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno conosciuto
la vergogna, e da dopo la sconfitta trascorrono le giornate
nella pigrizia, ubriacandosi. Ancora qualche ora, ancora qualche
inverno e nessuno dei bambini della grande tribù, che
un tempo abitavano questa vasta terra e che ora si aggirano
in piccole bande fra i boschi, sarà lasciato a piangere
sulle tombe di una gente una volta potente e piena di speranza
come la vostra.
Ma perché dovrei addolorarmi per la scomparsa della mia
gente? Le tribù sono fatte di individui, e non sono di
loro migliori. Gli uomini vengono e vanno, come onde del mare.
E' l'ordine della Natura. Perfino l'uomo bianco che ha parlato
e camminato a fianco del suo Dio come un amico, non può
essere esentato da questo destino. Potremmo essere fratelli,
dopotutto. Staremo a vedere.
Una cosa sappiamo, che forse un giorno l'uomo bianco scoprirà...
il nostro Dio è lo stesso Dio. Ora voi pensate di possederlo,
come volete possedere la nostra terra, ma non potete. Egli è
il Dio degli uomini, e la sua compassione è uguale per
l'uomo rosso e per l'uomo bianco. Questa terra gli è
preziosa e offendere la terra significa mancare di rispetto
al suo Creatore.
Anche i bianchi passeranno; forse prima di tutte le altre tribù.
Contamina il tuo letto e una notte soffocherai nei tuoi stessi
rifiuti.
Ma nel vostro perire, scintillerete vivamente, infiammati dalla
forza del Dio che vi ha portati qui, e per qualche motivo, vi
ha dato dominio su questa terra e sull'uomo rosso. Un destino
che ci è misterioso, perché noi non comprendiamo
tutti i bufali uccisi, i cavalli selvaggi domati, gli angoli
segreti delle foreste pieni dell'odore di molti uomini e il
profilo delle fertili colline deturpato dai fili parlanti.
Dov'è il boschetto? Sparito.
Dov'è l'aquila? Sparita.
La fine della vita e l'inizio della sopravvivenza.
Così prenderemo in considerazione la vostra offerta di
comprare la nostra terra. Se acconsentiremo, sarà solo
per assicurarci la riserva che promettete. Là, forse,
potremo finire di vivere i nostri brevi giorni come desideriamo.
Quando l'ultimo uomo rosso se ne sarà andato dalla faccia
della terra, quando la sua memoria fra gli uomini bianchi sarà
diventata un mito, queste rive brulicheranno degli invisibili
morti della mia tribù. Loro amano questa terra come un
neonato ama il battito del cuore della madre.
L'uomo bianco non sarà mai solo. Fate che sia giusto
e gentile nel trattare la mia gente, perché i morti non
sono privi di potere.
Morti, ho detto? La morte non esiste. Solo un cambiamento
di mondi!
Se vi venderemo la nostra terra, amatela come noi l'abbiamo
amata. Curatela come noi l'abbiamo curata. Conservate nella
mente il ricordo di questa terra, così com'è,
quando la prendete.
E con tutta la vostra forza, con tutta la vostra mente, con
tutto il vostro cuore, preservatela per i vostri bambini e amatela...come
Dio ama noi. Una cosa noi sappiamo: il nostro Dio è lo
stesso Dio. Questa terra Gli è preziosa". |