This train is bound for glory - Questa terra è la mia terra
ri-edito da Marcos Y Marcos ,il libro di Woody Guthrie
Un librPizzicato dalle canzoni come se le parole ballassero con le corde della sua chitarra, questo libro non è solo una canzone, inno alla musica, alla gente, il racconto di un cantastorie, che recita canzonatorie gesta dei suoi personaggi, di più, è una storia che corre sul filo nero del boom, tra il prima e il poi, che racconta come il petrolio ha cambiato le terre, e con esse la sua gente. Il filo nero del petrolio si accompagna al filo rosso delle risse, dei fuochi, dei gesti di solidarietà, della sua gente, che si trova nella sua terra ma non solo, su ogni vagone merci, tra gli espatriati del boom, tra chi attende e chi va via.
Ci sono due strofe censurate nella canzone This Land is my land e forse uno deve leggere questo libro per raccogliere tutto il senso delle due strofe che non può sentire cantate dal suo autore. Qui le due strofe censurate recitano la parte, le due parti, le due facce: quella solare e solidale, e quella polverosa e arraffatrice, le due facce di questo libro e della venuta del petrolio.
Scritto a cavallo tra il prima e il poi questo romanzo, autobiografico, racconta come ha potuto e voluto cambiare il mondo, l'oro nero. Resta un quid, un immutabile elemento, personificato dal vento, il vento che "cantava una nenia funebre per i passeggeri del nostro treno", un quid contro cui lottare, il piacere di una rissa, che non odia, non arraffa, il vento e il suo ululato, benché metaforizzato nel rumore di un camion che percorre una salita in seconda, resta vivo, animato, tra gli alberi, "il grido di un popolo oppresso". Personificati le nuvole, il vento, come il petrolio, il fumo nero, e allo stesso modo raccontati vagabondi privi di pubblica e riconosciuta esistenza, sotto le macerie dell'invisibilità umana che segna la nascita del boom, restano le camicie che alcuni vagabondi cedono, per coprire la chitarra di Woody, proteggerla dalle intemperie. Vagabondi che percorrono lo stesso carro con questo gesto immenso di solidarietà e che poi spariranno, a dorso nudo, senza chiedere nulla indietro. Le personificazioni di questo romanzo sembra vogliano lottare contro la spersonificazione che ingiunge il boom, l'oro nero, perché se non hai un lavoro sei alla pari d un criminale, fuorilegge da mettere in gabbia, messo fuori, accusato, per il solo fatto di esistere ("in questa città per essere nei guai basta non avere un lavoro". "E i poliziotti possono in ogni momento fermarti per 'vagabondaggio' perché è un reato essere disoccupati in una città petrolifera".). Il racconto della nascita del boom coincide con la nascita della manodopera, di questa parola che mette fuori ogni vera esistenza. Nasce la manodopera e scompare l'esistenza, nasce il petrolio e scompaiono i pesci. Nasce la ricchezza e bruciano le case, intere città. Il petrolio è personificato come fosse un distruttore di massa. Ma non è il petrolio in sè, che del resto è anche amato, con il pullulare di gente espressa in climax ascendenti e ininterrotti, è che la terra viene meno a se stessa, nessuna solidarietà lega più un uomo alla sua terra, la terra a se stessa. Scompaiono i ruoli, e certi personaggi come Tom il Barometro, l'anonima terra che pure aveva un nome, Okemah, città sulla collina, non riconosce i suoi abitanti. E quando Woody vi fa ritorno, avrà un bel dire a insistere di essere nato qui, il benvenuto fatto di botte senza amici, lo renderà veterano di una città deserta.
L'esistenza è il nodo o la corda cui si aggrappa questo cantastorie per non affondare nello spettacolo fatto da maschere senza voce, nel "covo dei pezzi grossi", nel lusso di case con maggordomo che sebbene abbiano una zia ad aspettare dentro, sebbene agognate, con il loro calore tante volte negato, mettono a disagio. Qui c'è l'esistenza e il racconto di come Woody Guthrie ha preservato la sua. Il tema che pervade tutto, oltre al petrolio, è il vero senso del lavoro. Non è vero che i vagabondi sono scansafatiche, racconta le illusioni su cui scialacqua chi promette un lavoro, tiene legati a un pezzo di terra morto, e intanto la frutta continua a marcire, e intanto i debiti di chi ha riposto in questo capo che promette la sua speranza, aumentano, con il passare dei giorni ogni cibo consumato cancella un pezzo di futuro. "Le raffinerie che all'inizio mandavano un buon odore e ora invece puzzavano" sono l'emblema di questa illusione. "Ecco cosa significa sociale: significa me e te e lui che lavoriamo assieme per fare qualcosa che poi sarà patrimonio di tutti".
Le risse antiche conservano il sapore dell'amicizia, il Woody bambino si divertiva come un matto a guardare questi uomini che se le davano con gusto, le risse di poi, quelle combinate da chi, già fuori il concetto di amicizia, fa già parte di quell'oro nero che dice, arraffa tutto, non sono quelle che Woody imparò dal padre, a darsele col vento, col ciclone, quelle della prima volta che vide il padre ridere, giocare, fuori dalle preoccupazioni di un lavoro che portava bene quando si faceva violento, sfruttatore di terra da vendere e di occasioni, per poi costare case bruciate, l'odio di molti. La solidarietà e il lavoro sono connessi, dovrebbero essere connessi. E invece le città bruciano, la disgrazia è costellata di incendi, di case e luoghi persi per sempre.
Altro tema è la follia, raccontata con dolore perché non si vorrebbe mai raccontare una madre in questo stato, con partecipazione perché l'uomo che "vedeva i giornali di domani" ci vedeva più bene di chiunque altro e non era affatto malato. La follia è "un bisbiglio nel buio". La follia che vede tutto, legge i giornali in anticipo, e non sono buone notizie, perciò si ammala, come la mamma, che al favore della ricchezza iniziale rispondeva con la preoccupazione della catastrofe a venire.
E poi c'è il proibizionismo, e la generazione di porcherie. Tutto è come quel protoplasma nero che un curioso Woody racconta, nell'atto di cominciare a girare su se stesso, del lavorarsi il bianco, provocandogli una lenta agonia.
Il viaggio che porta Woody fuori da Los Angeles ("Los Angeles è troppo grande per me e io sono troppo piccolo per Los Angeles") vede lucciole di resistenza, "un desiderio per ogni nocciolo piantato", "Colpisci lampo, colpisci, colpisci accidenti a te, colpisci pure, ma c'è un sacco di gente a cui non potrai fare niente", "Piovi amica pioggia, piovi! Soffia amico vento, continua a soffiare! Perché finché quelli cantano che questo treno va verso la gloria, io continuerò a rimanere aggrappato al suo corpo e scoprirò dove sta andando"."Viaggiare così, a occhi chiusi, oltrepassare il cinema, la sala da gioco, il bordello, lo spaccio, la chiesa, il tribunale, la prigione, e ascoltare la vecchia Okemah crescere". Pensavo all'amicizia e alla libertà, cercando di farmene scudo contro il vento e il gelo". "Un fiocco di nuvola mi passò sopra la testa e mi sentii felice di essere ancora vivo". E probabilmente anche le lucciole si zittirono a vicenda, tanto quella giungla era circondata di pace". "Soffia piccola pagina, soffia!...perché senza quel messaggio stampato tu non esisti".
Se questa terra è la mia terra, in questo libro e nel suo finale, come nelle strofe censurate della canzone, resta come un IF, come il carro protetto da un fumo nero, ci si chiede quanto questo fumo possa essere una protezione, dalla tempesta; se non sia più protettivo cantare a squarciagola ad occhi chiusi, a "un isolato dal resto del mondo", per poi riaprire gli occhi, e continuare a guardarsi intorno.