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Il pianeta verde

Di Coline Sereau

Stessa storia di sempre, la musica. Nello scenario di colline immense, tra gli alberi frondosi, questa musica di armonico richiamo ci accompagna nella discesa sul pianeta verde. File di esseri umani si incontrano, venuti da un punto all'altro del pianeta; una scena aperta, variegata, umana, di libero orizzonte, di enormi spazi: un raduno organizzativo diventa l'occasione di abbracci e re-incontri. Persone vestite comode, un raduno organizzativo che ha tutta l'aria di una grande libera e non violenta fraternità, un'aria che qui, si respira già tutta. Devono decidere chi mandare sul pianeta terra, per uno scambio comunicativo, ma nessuno si alza per andarci, non c'è niente da imparare lì. Solo una donna si alza volontaria, per sapere da dove viene, poiché sua madre era una terrestre. L'incontro di questa donna con il traffico, l'asfalto, gli usi e costumi, rende ciò che quotidianamente viviamo, un caso strano, buffo, uno spasso sconvolgente. Grazie a questa "straniera" possiamo vedere, come dal'alto, la nostra misera e buffa condizione. E possiamo farlo perché già "rapiti" da un mondo molto più armonico del nostro.
Quando ho visto la gente del Pianeta Verde ho pensato agli Elfi, a quelle persone di tutte le età che ti stupiscono perché non si comportano secondo i canoni ristretti dell'età che hanno o solo perché esprimono con il loro corpo una tale ampiezza di essere che nemmeno l'inventore del marketing vi riuscirebbe. Qui si tratta di purezza, non di spavalderia. I bambini che saltano sugli alberi e dondolano felici e presenti come scoiattoli, avanzano veloci come grandi ruote; i giovani che sanno discutere senza per questo impazzare egoismi diffusi; le settantenni che risplendono di bellezza, quella che non va via con l'acqua ossigenata. Si tratta di purezza, non spavalderia. Queste cose esistono anche lì dagli Elfi. E le immagini di tutta questa gente vestita comoda mi ha fatto rivedere il raduno delle RIVE che ho incrociato lì, sui monti sopra la Porrettana. Perciò, sono entrata in questo film con la consapevolezza che non è impossibile. Il raduno è luogo di baratti, di doni, di impegni spontanei per il bene della comunità ma non solo: per il bene dell'intero universo, anche quella parte meno meritevole, come il pianeta terra.
Coline Serreau, che in questo film oltre a far da regista è anche attrice protagonista, ha diretto più di un film, e con grandi risultati. Io direi che il pianeta verde è il suo capolavoro. E' dunque incredibile o sorprendente che proprio questo suo film sia "fuori commercio". Incredibile, ma come in ogni sorpresa, una ragione c'è. Io la vado a cercare nella stessa Natura del film.
Questo film rispecchia in maniera divertente, profonda e diretta, la mancata connessione fra il progresso tecnologico e lo sviluppo dell'umanità. Il boom economico suscitato dai motori e il denaro non sono che vecchi legacci destinati a scomparire. Sulla terra ancora esiste qualche "tribù" più sviluppata delle nostre società industriali, e gli esseri del pianeta verde, in queste tribù che per noi sono popoli sottosviluppati, si sentono a casa. Questo film è uno specchio che indica come una cosa possibile un pianeta verde, dove si fanno lezioni di telepatia sin da piccoli, proprio mentre gli esseri del pianeta terra non sanno comunicare, molto probabilmente, "non usano che un decimo del proprio cervello". Le vicissitudini della storia nostra sono riportate come una materia archeologica, dentro un' epoca che questi esseri più sviluppati di noi hanno trascorso da 3000 anni, l'epoca industriale, che, profezia o rispecchiamento, finirà solo con il caos pre-rinascimento. Un rinascimento, quindi, ci sarà, inizierà con i processi: alle multinazionali che danneggiano l'ambiente, ai governi corrotti, ai politici corrotti, alle aziende farmaceutiche, ai sistemi criminali. La vita di questi esseri che vivono un pianeta molto più piccolo del nostro, che non ha subito la deriva dei continenti, sta qui a testimoniare la possibilità, anche per noi esseri del pianeta terra, di vivere senza quelle sovrastrutture che ci hanno reso mentori di noi stessi, di sperimentare la forza fisica che nel gioco di una danza vola libera o corre veloce come se il corpo umano diventasse una grande ruota.

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