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Uno e una notte

dal cap. III, pag. 75 di un tascabile Bompiani

Non è una recensione, questa, ma un estratto, diretto e spedito, come cacciato fuori dal caso. Autore: Ennio Flaiano

Qui dopotutto la chiave: che si voleva da lui? Perchè questo volo, che aveva immaginato una notte, sdraiato accanto a Dory Nelson, ma per riderne, senza crederci - e chi avrebbe potuto crederci, se non il colonnello Soprani?

Se gli fosse riuscito chiarire questo punto... Ma, nello sforzo, la mente lo abbandonava. E l'immaginazione, fornendogli altri motivi più lieti, lo portava verso il ricordo di un'alba, o di un caffé, o di una strada, o di un pomeriggio passato al giornale in quella calma così propizia. Ora tutto gli appariva nei momenti felici, il direttore sorrideva, Claudia avrebbe sorriso, era in una trattoria con qualche amico, o in un letto con una ragazza, o nel cinema del quartiere, o al sole in un prato, con un cacciatore che spara lontano, nella beatitudine di un'esistenza tranquilla, senza gravi preoccupazioni, con molti anni per godere sempre delle stesse delizie, appena variandole per non annoiarsi. Quanti anni?

Rovistando nel cassetto dello scrittoio di Martha, tra carte e taccuini riempiti di una scrittura indecifrabile, aveva trovato ritagli di giornali e, tra questi, uno col seguente titolo: "Viaggiando nello spazio l'uomo prolungherebbe la sua vita". Vi si parlava di navi intersiderali con una velocità di crocevia simile a quella della luce: "In casi del genere, il tempo trascorrerà lentamente nella nave spaziale, rispetto al trascorrere del tempo sulla Terra. Gli uomini viaggeranno negli spazi immensi, sino alle stelle, e resteranno giovani, mentre sula Terra saranno trascorsi forse centinaia di anni."

"Bella consolazione del cacchio, aveva commentato Graziano. Restar giovani, per chi? Che conta la nostra età se non possiamo rapportarla a quella degli amici? E un giovane di mille anni è forse un giovane?

Oh, la spiaggia si rattrappiva nell'oblò, come un foglietto che brucia. Nel reticolato di case e di strade che gli era apparso di colpo, rovesciato, nel vetro e subito ridotto dalla velocità a un pugno di sabbia, non aveva visto la sua casa. Eppure l'aveva istintivamente cercata quasi per afferrarsi a un oggetto che gli apparteneva e potesse salvarlo.

Di colpo Graziano fece volare lontano il quadernetto e urlò. Gli sembrava di impazzire, si aggrappava ai mobili della cantina, spazzò la mensola delle sue fiale, spazzò lo scrittoio dei libri, che finirono aperti e spaventati sul tappeto, dette un gran pugno nello specchio, ma non riuscì a romperlo. Anzi, lo specchio gli rinviava la sua immagine stravolta e orrenda. "Ma perché, perché, perché," urlava e istintivamente guardò in alto, in un punto ideale, oltre il soffitto.

"Un momento, ragioniamo," disse ad alta voce. "Sediamo tranquilli e ragioniamo. Che cosa vuole da noi questa Martha? Niente. E' lei che crede di doverci dare qualcosa. Questo è il punto che cercavamo. Ma che cosa? Dove vuol portarci? A spasso? Per farci ricchi, o più giovani, o nobili, o più belli? O soltanto più... che cosa?"

Bisognava andare di corsa a dirle che rinunciava: grazie di tutto, ma rinunciava.

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