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La manutenzione del fuoco. I ventidue assunti

Punto zero, principio e fine di tutto: La legna è come il popolo, un singolare che indica una moltitudine. Qualcuno arriva, anche oggi, a contestare questo potere alla parola popolo, perché le classi, e le opinioni, e le differenze che non puoi omologare, le aristocrazie. Nessuno contesta la legna. Qualcuno contesta il popolo. Non si sta a pensare che le stesse regole che valgono per l’accensione di un fuoco dovrebbero valere per il popolo. Queste sono le stesse regole che varrebbero per tenere vivo il popolo. Funziona allo stesso modo. Così sarebbe, se qualcuno fosse intenzionato a farlo funzionare. Funziona così:

1. Prima di accendere leva la cenere del fuoco passato. Pulisci bene perché tutto sia possibile e non diventi ostacolo un fuoco trascorso, spento, perché non si cominci dalla fine, cioè dalla cenere. Prima di accendere metti una mano sulla pancia, sintonizza il tuo cuore al calore futuro, non badare al freddo, abbi fiducia nei tuoi strumenti. Credi nel fuoco che verrà. Sentilo vivo, già dentro di te. Progetta il tutto.

2. La capanna è ispirata. Nel costruirla, non avere fretta. Lavora come un bambino concentrato nel suo gioco serio o come un vecchio saggio nella costruzione del suo tempio, racchiuso in sé per essere una buona porta aperta ad ogni pellegrino che verrà in sintonia. Si comincia coi piccoli, per una buona capanna; la loro direzione è in alto.

3. La legna, per bruciare, va messa di traverso. Così funziona. Se il popolo pare non funzionare è perché gli si obietta ogni propulsione naturale al suo funzionamento in quanto popolo. Ed è così che li vedi allineati, tutti di fianco o anche uno sull’altro, nella stessa direzione. Quanti ne sono che insegnano i bambini a mettersi di traverso? C’è solo un momento in cui un bambino deve allinearsi, ed è il momento del suo parto. Ma, poi, bisogna che impari a mettersi anche di traverso. Ne va della sua potenza, della sua capacità di volare, della sua fertilità. C’è chi contesta le scuole libertarie: troppo caos, non funzionano, si dice. Ma nessuno contesta questa regola naturale di accensione del fuoco. La legna va messa di traverso, è assodato, non ci si sta neanche a pensare mentre si accende il fuoco. Di traverso non è tutto. Vicini ma non attaccati. Bisogno d’aria.

4. Quando il fuoco ha preso dal basso, se un pezzo grosso ci può stare è solo sul fondo, come appoggio per gli altri. Abbassa la capanna, pian piano, a partire dalla base raggiante. Ogni pezzo grosso che verrà dovrà poggiare il suo tallone sulla potenza del popolo. La potenza comincia con i medi.

5. Dopo i piccoli, i medi. Rispettare tempi e ruoli: piccoli; medi, solo poi i grandi. Una buona legnaia ha tanti rami medi, almeno il doppio rispetto ai grandi. Una buona accensione dei medi, ottenuta con una buona dose di fascine (piccoli), la sua fiamma per una buona durata, forma una buona brace, per i grandi a venire. I medi sono il ponte. Lascia che i piccoli ancora comunichino, fra loro, liberi e fluidi, come un fiume, sotto il ponte. Se devono avanzare, se la loro lunghezza ha fatto sì che bruciasse di loro solo una metà, che avanzino.

6. Approfittare delle deformazioni naturali di una geometria astratta per indovinare contatti di mutuo appoggio, che lascino aria. L’amore è cieco e questo vuol dire che non esiste legno di forma geometrica perfetta in natura. Le deformazioni naturali di una geometria astratta sono il segreto che permette, nell’apparente casualità di un sistema complesso, l’incastro magico. L’amore non è possibile nella perfezione, ma solo nella sincronia delle deformazioni.

7. Non lasciare che nessuna legna e nessun legnetto se ne stia da parte; che ogni piccola parte collabori al resto, altrimenti finisce per fare fumo; dopo l’inutile, il danno: il fumo ammazza il fuoco. La sorgente del fumo: è lì che bisogna spostare, anche solo di un millimetro. Il tutto del fuoco è amore. Dove c’è fumo potrebbe esserci isolamento, o peggio, un pettegolezzo. La buona regola dei vecchi contadini per i loro camini è questa: mischiare, legna fresca e legna secca. Il segreto di una buona durata. Che ognuno trovi il suo ruolo per l’avanzamento del tutto. Niente è inservibile.

8. Sullo spostamento millimetrico: capita che la legna si sposti da sola ed è un gran bene; sa quello che fa. L’equilibrio che viene da sé ha qualcosa di soprannaturale, anzi, meglio, è la natura che prende il posto degli artifici.

9. Se hai messo a scaldarti una legna infreddolita, riparati. Crepiterà e con le sue lacrime ardenti potrebbe bruciarti il divano. Fa che si scaldi, prima, fa che resti per un bel po’ a guardare la luce, a sentire il calore vicino. Che si consoli di tutte le piogge che le si sono riversate addosso.

10. Il principio dell’avanzamento autonomo sta nella collaborazione dei tempi. Quando questa è avviata, quando l’andata del fuoco ed il ritorno della brace sono vivi da un po’, solo allora il pezzo grosso può posizionarsi di sopra, a garantire la continuazione del tutto. Va messo quando la fase di composizione del calore è già avanzata. Mai far parlare il pezzo grosso prima che i rametti e i ramoscelli insieme ai rami fratelli maggiori, abbiano detto la loro. Se hai omesso di dare potenza al principio, con i piccoli, è inutile rimediare dopo. I piccoli al principio, in buona quantità e per una ragionevole durata. Senza la potenza di questo principio il fuoco, anche dei migliori, è destinato ad essere smorto.

11. Da solo, anche il tronco migliore non tiene. Che lavorino insieme, anche quando sono grandi. Non esiste un grande che non prenda la sua forza da un altro. Ogni grande azione poggia sull’energia primordiale.

12. C’è chi posiziona la legna nell’angolo del camino, per assicurarsi un buon tiraggio. Va bene, ma più la fiamma si prende lo spazio, si mette nel mezzo, più riscalda. Legge della luce e del calore: più luce, meno calore; più calore, meno luce. Nel mezzo, la legna prenderà il calore e ne farà luce, insieme.

13. La legna verde, non ben stagionata dura ad ardere: il suo posizionamento deve essere perfetto. La legna fresca inizia come superiore; prende fuoco; quindi finisce sotto, in qualità di brace, pian piano. Anche una morte prematura di una legna non stagionata ha il suo senso. La brace che ravviva la fiamma.

14. Legna fresca: può capitare che si spenga nel bel mezzo del fuoco. Allora basta girarla, perché la sua brace comunichi col resto, che le si accende intorno e rinforza il fuoco di lei. È tutto qui il miracolo della conversione.

15. Che dire della legna che diventa cenere senza esser stata brace e senza aver dato fuoco?

16. La nocella pazza (Ailanto). Dicono che va bene a fare il palo, quando è precisamente dritta. Ma il fuoco no. Arde solo la sua pelle. Una fiamma che sale in alto e non promette brace, ma cenere. Cenere su cenere. Il suo interno è una pastina morbida che fatica ad essiccarsi, quindi bruciare. Ma quando lo fa, è un salto. Non passa per i tozzi ardenti: divampa; scoppietta. Una festa che dura poco. Dopo due anni dal taglio è ancora fresca; non è mai veramente secca, la sua pastina interna. Il fuoco, se pure la circonda, a lungo andare stenta a salire. Allora giri il legno, cioè converti il verso che accoglie la fiamma. Avvicini la pelle vergine alla fonte del calore. La fiamma si rialza. Promette chissà cosa e subito si riabbassa. La conversione, nel caso della nocella pazza, è un fuoco fatuo, perché la vampata dura trenta secondi al massimo, poi niente. Quindi, se ti va, puoi rigirarla e rigirarla ancora, questo palo mancato, neanche fosse un pollo arrosto. Se la converti una volta sentirai il bisogno di riconversione ogni due minuti. Ma se lo lasci, aspetti, tieni pazienza, vedi che il fuoco è basso, ma non si spegne. La pastina non fa le vampate, ma non si spegne mai. È fedele a sé stessa. La nocella pazza non la puoi lasciare da sola a fare un lavoro che non ti ha chiesto. Se proprio insisti, hai da muoverla e girarla di continuo. Puoi poggiarci una quercia sopra. Allora sì che magari il fuoco può salire. Ma lei resterà timida. Può sbuffare fumo in ogni suo stato. Pure quando è quasi del tutto consumata. Allora ricordi che quando era viva le sue foglie puzzavano quanto questa pastina che non brucia. La nocella pazza viene anche chiamata il puzzone. Hai voglia a convertirla. È infestante. Senza controllo, senza sradicamenti, rischia di rimanere sola con quelle del suo genere.

17. La brace, anche lei non funziona senz’aria. Una legna seppure cotta, appoggiata alla brace senz’aria, non prende fuoco. Basta sollevarla di un poco e il fuoco la percorrerà vivido come i sogni al primo risveglio.

18. Due punte di brace a contatto. Non staccarle fra loro. Nel mezzo del cammino che il fuoco fa per formare una serata intera di calore, compagnia, nel mezzo del popolo, anche, puoi vedere queste punte di brace, due parti di legna diversa che, vicine, ma non attaccate, comunicano, luce nel buio, brace con brace. Sono l’incantesimo buono che non bisogna spezzare. Non allontanarle. Non temere e non guastare la loro forza ardente con il ritiro. Pena il fumo. La perdita del fulcro che darà fuoco al resto. Un gran peccato. Ecco perché il peccato più grande sta in quel Divide et Impera.

19. Il pezzo grosso di fondo, appoggio per gli altri è come un sole: quando il popolo è ben acceso, va rigirato; prende il suo fuoco e lo porta in alto. Altrimenti fa fumo, e anche il popolo si spegne. Non s’è mai visto un sole che resti fermo in sé stesso.

20. Quando il fuoco sarà acceso, l’area intorno riscaldata, ogni cosa nuda può venire alla luce, senza paura di infreddolirsi. La verità, l’unione, la musica. Fate voi.

21. Arriva il momento di lasciare la tentazione (l’arnese di ferro con la punta a forma di uncino, che serve a girare e spostare la legna nel fuoco). Stare lì, seduti. Godere l’armonia del fuoco, della luce e del calore.

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