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Iperico salva tutti. Un paese intero scopre il suo fiore.

Ormai non c'è chi nel mio paese non conosca il suo fiore, questo fiorellino giallo che tutti, prima, credevano erbaccia. La prima volta che la notizia giunse fino a me, fu grazie a una vecchia, alla sua fiducia, al voler tentare dei suoi familiari. Era caduta. Un grosso livido viola sull'occhio ormai presente da tempo non accennava a sparire. I suoi familiari avevano questa boccetta di oleolito di iperico, bello rosso, che da una vicina è passato a un'altra e così via. Lo provarono. E fu così che si gridò al miracolo. Quest'olio miracoloso fece sparire il livido dall'occhio della signora caduta, in un giorno.

Le mie esperienze, come ora anche quelle dei miei paesani, quanto a quest'olio, sono innumerevoli. Usato sulle ustioni fresche fresche, su ferite e su eritemi belli diffusi, non avevo ancora sperimentato tutte le sue possibilità. Guarire in un giorno si può, non solo da ferite, ustioni ed eritemi. Anche da punture di vespe, ho dovuto appurare. Ho sempre avuto il terrore di una di quelle punture che fece piangere a dirotto la mia gemella quando era piccola, ma ora non più. Mi basta sapere di poter trovare dell'oleolito di iperico nelle vicinanze, fatto in casa. La prima volta fu lontano da casa mia, ma vicino a quella di un'amica, paesana, che conservava una boccetta delle mie. Così, dopo averle tentate tutte senza molta fortuna, mi portò il magico unguento, e il dolore passò all'istante. La seconda fu un'ape, dolore risibile al confronto, anche perché ero vicino casa, e il rimedio già bello pronto mi dava la sfacciataggine di sorridere al dolore.

La volta più eclatante e indimenticabile fu grazie a un pipistrello, o pipistrella, non ho avuto modo di vedere il sesso. Ancora meglio, o ancora prima, fu grazie a Mimì, la micetta cacciatrice di pipistrelli. Li aveva stanati, li portava a casa senza far loro alcun male, così alle volte qualche cucciolo di pipistrello si trovava a dormire sul tappetino di fianco al mio letto. Finché erano piccoli nessun problema. Ma una volta che erano grandi impazzivano, o impazzavano, di voli nella mia casa piccola. Chiedevo a Mimì di atterrarli e li portavo fuori, vivi. Ma quella volta Mimì non c'era. Dovevo vedermela da sola.

Chiusi la porta della cucina, quella dell'antibagno e quella della camera da letto. Ci restava solo la porta di ingresso, aperta, nel piccolissimo ingresso. Io e il pipistrello, che non ne voleva sapere di uscire. Lo guidavo nella volata con una scopa, la mettevo dietro di lui per spingerlo a uscire, ma niente, volava, volava ovunque tranne che verso l'uscita. Finché un bel volo dritto come una picchiata non è venuto verso la mia faccia. Non ci tenevo allo scontro, così, dimenticandomi della porta chiusa della cucina, ho fatto un salto indietro. Una botta durissima. Il braccio subito gonfio, e dolorante.

Ho lasciato il pipistrello lì a decidere per conto suo e sono corsa in bagno, mobiletto, cassetta pronto soccorso, tutta la cassetta in realtà non era che un vasetto. Questo olio rosso rosso. Proprio come la fiamma che mi sentivo avvampare per tutto il braccio.

Un primo massaggio ha cancellato il dolore. Così sono tornata dal pipistrello per dirgliene due, ma niente, se n'era uscito. Ancora incredula perl'accaduto, presa dalla gioia e dalla meraviglia per il dolore sparito, ho continuato. Un bel massaggio per chiedere al braccio di sgonfiarsi. Che dire, il giorno dopo è stata una vera alba, dopo una bella dormita, il braccio era tornato sano e forte nella sua esilità, esattamente come prima, come se nulla fosse successo.

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